Istituzione dell’Osservatorio regionale sulla violenza contro le donne.
- Mattia Stella
- 20 nov 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Il Consiglio regionale del Veneto ha votato, martedì 19 novembre 2024, in modo unanime l’istituzione dell'Osservatorio regionale sulla violenza contro le donne.
Questo il mio intervento in aula:
“Oggi, nel momento in cui le donne hanno portato avanti il tema della liberazione – che comprende, ma supera, quello dell’emancipazione – i comunisti conseguenti, in quanto rivoluzionari – e perciò fautori della fine di ogni forma di oppressione – devono superare quegli orientamenti culturali, quegli atteggiamenti mentali e pratici, quelle abitudini che sono proprie di una società e di una cultura (e quindi anche di un modo di fare politica) costruite secondo l’impronta maschilista, cioè in nome di una pretesa supremazia dell’uomo.”
Gentili colleghe e cari colleghi, quello che ho appena letto è uno significativo stralcio di un più ampio intervento di Enrico Berlinguer nel corso della settima conferenza nazionale delle donne del Partito comunista italiano, svoltasi a Roma il 4 marzo 1984.
Vi chiederete perché mai un verde dia l’abbrivio al proprio intervento citando Berlinguer. La ragione è evidente, ed è espressa chiaramente nella relazione del progetto di legge oggi in discussione a prima firma della Consigliera Camani, che cito: Appare oramai indifferibile la necessità di avviare un’opera di sensibilizzazione collettiva e di rinnovamento culturale sul tema del contrasto e della prevenzione della violenza di genere e di ogni altra forma di discriminazione nei confronti delle donne, mettendo in campo strumenti di raccolta ed analisi di dati e informazioni sul fenomeno della violenza di genere, nonché forme di educazione alla parità e al rispetto, anche attraverso la promozione di un linguaggio e comportamenti non violenti e non discriminatori.
Dopo l’elezione di Trump non possiamo certo aspettarci che il linguaggio e la cultura, i comportamenti non violenti e non discriminatori, riceveranno grande diffusione, anzi, ho purtroppo il timore che così non sarà Non vorrei caricare di troppi simboli questo progetto di legge, anzi vorrei che una volta approvato fosse adeguatamente attuato e valorizzato, a prescindere da chi nei prossimi anni governerà questa Regione: la trasversalità politica delle sottoscrizioni del progetto di legge mi consente di essere fiducioso su questo aspetto. Perché vedete, approvare questa legge è sia un atto di resistenza sia atto di affermazione della cultura del rispetto: una cosa ovvia, direte. Il rispetto reciproco intra e tra generi dovrebbe essere la base incontestabile di ogni relazione sia essa pubblica o privata. E se è cosa ovvia, allora vuol dire che viviamo in tempi in cui è necessario fare uno sforzo per affermare l’ovvio; e per affermare quello che oggi appare ovvio occorre allora fare uno sforzo di memoria per capire da dove siamo partiti, quello che siamo oggi e quello che non vogliamo mai più essere: va ricordato che sino al 1981 in Italia le donne stuprate potevano emendarsi – loro, le vittime del più atroce dei gesti compiuti dall’uomo e marchiate di fronte all’opinione sociale- e rientrare nel consesso sociale se sposavano il proprio stupratore: si trattava dell'estinzione del reato in caso di matrimonio con la persona, il cosiddetto matrimonio riparatore poi abrogato nel 1981 grazie alla lotta di una donna: Franca Viola. Dobbiamo ricordarci che solo nel 1996 il reato di violenza sessuale diventa un reato contro la persona e non più un reato contro la morale. Dobbiamo anche ricordare l’attenuate del delitto d’onore: uccidere per punire le donne infedeli era considerato giusto.Dobbiamo ricordarci che fino alla legge 194 l’interruzione di gravidanza era un reato punito con la reclusione. E dobbiamo anche porre attenzione a quanto l’applicazione di questa legge sia ostacolata e osteggiata.
E’ evidente a chiunque dentro quest’aula che le leggi che ci siamo lasciati alle spalle da più di trent’anni erano il frutto di una cultura e di una violenza sistemici. Per non ricadere più in questo ordine del discorso dobbiamo agire a livello culturale, e questa legge lo fa, consentendo di indagare e di approfondire, di osservare e vigilare, di intervenire, avvalendosi anche degli apporti conoscitivi dei centri antiviolenza.
Non possiamo trascurare, infine, che nel discorso, sia esso pubblico o privato, sulla violenza di genere ancora oggi si tenta la giustificazione idiografica alla violenza dell’uomo contro le donne: si dice che l’uomo è folle, ma la evocando la follia, colleghe e colleghi, allontaniamo la responsabilità e la comprensione, oscuriamo quella che, purtroppo, è ancora oggi l’impostazione dell’ordine del discorso condivisa a più livelli, partendo da quello economico (si vedano le ingiustificabili disparità salariali tra donne e uomini), familiare, fino ad arrivare anche alla concezione urbanistica delle nostre città, con una pianificazione ancora vecchia e niente affatto pensata per garantire spazi inclusivi e sicuri. Non possiamo più, e non avremmo mai dovuto, pensare che tutto questo accadeva e accade perché esistono rotture momentanee dalla normalità, perché molte di queste violenze, come afferma la relazione al progetto di legge, vengono spesso perpetrate nel silenzio dei luoghi privati, nella quotidianità dell’esistenza, e rimangono lontane dall’eco degli organi di stampa e dal dibattito pubblico. L’annunciato epilogo del femminicidio non è altro che la radicalizzazione di queste violenze, spesso implicitamente accettate da una cultura dominante che ancora oggi considera la donna soltanto quale oggetto del possesso maschile."
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