Consiglio veneto istituisce Giornata regionale per l’utilizzo consapevole di internet e dei social – L’aula approva proposta nata dal liceo Cattaneo-Mattei di Monselice
- Mattia Stella
- 7 ott 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 8 ott 2024
L’assemblea regionale di palazzo Ferro Fini ha istituito con voto unanime la “Giornata regionale per l’utilizzo sicuro consapevole della rete internet e dei social”, da organizzarsi in concomitanza con la giornata internazionale del “Safer Internet Day” istituita nel 2004 dall’Unione Europea e che nel 2025 cadrà l’11 febbraio. La legge veneta, che nasce con una dotazione finanziaria di 10.500 euro per il 2025 e di 19.500 euro per il 2026, mira inoltre a sostenere e valorizzare le iniziative educative e scolastiche di sensibilizzazione, formazione ed educazione dei più giovani verso le opportunità ma anche i rischi presenti nei nuovi mezzi di comunicazione. QUESTO IL MIO INTERVENTO IN AULA:
Gentili colleghe e colleghi,
nel quotidiano, l’utilizzo di internet e dei social coinvolge in maniera assorbente ciascuno di noi adulti; ciascuno di noi, colleghi consiglieri, al di fuori della funzione che attualmente svolgiamo, affronta, consapevolmente o meno, delle decisioni circa il costo-opportunità sul tempo che si ha a disposizione; sul tempo che decide di non impiegare davanti allo schermo dello smartphone; e sul tempo che invece, consapevolmente o meno, impiega nell’utilizzo del telefonino. Pensateci: quante ore della nostra giornata trascorriamo compulsando lo smartphone? Quante volte lo facciamo senza un effettivo bisogno di base ma solo per curiosità o, peggio, per forza di inerzia o nel timore che qualcosa possa esserci sfuggita? quante volte, noi adulti, affidiamo alla rete, ai social, la diffusione di stati emotivi quali rabbia o felicità?
Ora, se fosse consentito, rinuncerei volentieri a un minuto del mio tempo a disposizione per questo intervento in discussione generale per lasciare a tutti noi, colleghe e colleghe, il tempo di riflettere su queste domande, lasciando da parte, almeno per un minuto, lo smartphone: chiedo pertanto al Presidente, pur rendendomi conto della irritualità di questa mia proposta, di invitare l’aula a un minuto di riflessione a valere sul tempo regolamentare per il mio intervento per far “risuonare” le domande che ho appena poste. .
…
Secondo un’indagine di Rescue Time, la piattaforma che calcola il tempo che si passa al computer, in media le persone guardano il loro smartphone 58 volte al giorno. E secondo uno studio sull’uso notturno del telefono da parte degli adulti, 6 persone su 10 portano lo smartphone in camera da letto e spesso lo controllano durante la notte.
Questi sono dati che riguardano noi adulti.
Per quanto riguarda i minori di età, i dati contenuti nel XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Tempi digitali” (Save the Children, 2023) ci dicono che in Italia il 78,3% di bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone. Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni dopo la pandemia: dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. Inoltre, secondo le rilevazioni ISTAT del 2022, il 62,3% degli 1117enni è risultato attivo sui social, nei tre mesi precedenti la rilevazione, con una presenza maggiore delle ragazze (67,9%) rispetto ai maschi (56,8%) ed è per la fascia di età 1417 anni che si fa più intensa la presenza sui network (79%) soprattutto delle ragazze (84%) rispetto ai maschi (74,2%).
Vi riporto questi dati certamente indubbiamente non certo per utilizzarli a fondare condanna senza appello delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione: non ha senso condannare qualcosa che utilizziamo tutte e tutti e che in tanti frangenti della vita lavorativa e quotidiana ci è di notevole ausilio. La mia non è dunque diffidenza o paura rispetto al progresso tecnologico, vuole piuttosto essere un invito, nei termini del progetto di legge di cui discutiamo, a prestare maggiore attenzione. A prestare anzitutto maggiore attenzione e interesse al nostro futuro, e cioè alla generazione dei più giovani. Questo perché, al di là dei dati di rilievo sanitario correlati all’utilizzo smodato di internet (su questo tema torneremo con la discussione sull’ordine del giorno che ho depositato), noi abbiamo la responsabilità di cura, ed è una responsabilità che dobbiamo esercitare nel rispetto di una libertà incoercibile: quella, intendo, di ragazze e ragazzi di trovare, tra errori e passi falsi che aiutano a crescere e comprendere, la propria via, il proprio e unico posto nel mondo e di responsabilizzarsi, formando, cioè, per utilizzare un termine tecnico, la propria agentività . Ma per presidiare adeguatamente questo ruolo dobbiamo per primi valorizzare e salvare dall’accelerazione sociale e dall’alienazione gli “assi di risonanza”, rimodellando i confini di tempo, tra tempo di vita e tempo di lavoro, e di spazio, perché le tecnologie consentono la presenza, puramente virtuale, tra persone distanti. Occorre dunque interpretare e vivere le tecnologie dell’informazione e della comunicazione al di fuori della loro ambivalenza come strumento al contempo di liberazione e di oppressione, per farne puro strumento di liberazione e riacquisto, al di fuori della deprimente logica dell’usa e getta che struttura le comunicazioni
Quanto ai giovani, vorrei citarvi alcuni passi di un recente articolo dello psicologo sociale Jonathan Haidt.: le interazioni sociali nel mondo reale hanno caratteristiche proprie: anzitutto sono sincrone, cioè, avvengono in presenza e l’effetto della sincronia è di farci sentire vicini all’altra persona. Di contro, le comunicazioni online si rivolgono spesso a un pubblico molto più vasto e tendono quindi a essere più performative e a provocare più ansia rispetto alle conversazioni a due. Infine, le interazioni del mondo reale di solito avvengono all’interno di comunità in cui il costo d’ingresso e di uscita è più alto, quindi le persone sono fortemente motivate a investire nelle relazioni e a riparare le fratture quando si verificano. Invece in molte reti virtuali, le persone possono facilmente bloccare gli altri o andarsene quando sono scontente. All’interno di queste reti le relazioni sono generalmente usa e getta. Queste caratteristiche insoddisfacenti e ansiogene della vita online sono facilmente riconoscibili dalla maggior parte degli adulti. Ma se la vita online mette a dura prova gli adulti, immaginate cosa fa agli adolescenti nei primi anni della pubertà, quando il loro cervello “in attesa di esperienza” è condizionato dalla risposta delle loro interazioni sociali?
L’essere costantemente connessi è, in molti casi, un bisogno compulsivo capace di far venir meno la possibilità di disporre liberamente del proprio tempo. In maniera paradossale, potremmo affermare che oggi non si è più semplicemente possessori di un telefonino, ma che ogni telefono possiede un individuo. Il dover ricorrere a internet e a una infinità di app per svolgere qualsiasi azione nell’arco della giornata semplifica il lavoro, gli spostamenti, la gestione del tempo libero, ma al contempo arrugginisce la nostra capacità di riflettere, analizzare, decidere, ecc.
Il telefono diviene per tanti oggetto indispensabile e imprescindibile per effettuare calcoli matematici estremamente basilari, per ricordarci l’ortografia, per insegnarci a cucinare e così via. Così, mentre i telefoni diventano sempre più smart, noi diveniamo meno smart e restringiamo sempre più la nostra indipendenza di pensiero. Il telefono diviene il nostro migliore amico, se non addirittura un nostro organo esterno. Si sostituisce a noi e, attraverso app o algoritmi di vario genere, decide cosa dobbiamo leggere, e conoscere, decide per noi le fonti a cui attingere, spia le nostre azioni per propinarci prodotti commerciali e beni di consumo di cui molto spesso potremmo fare a meno, conosce i nostri parenti e i nostri amici, sa dove e come lavoriamo, ecc.
Il primo apparecchio cellulare mobile risale agli sessanta del secolo scorso, un apparecchio di oltre 40 kg creato in Svezia e per sole chiamate. A 60 anni di distanza possiamo tracciare una evoluzione continua di questi apparecchi, ma anche constatare la loro diffusione e il rapporto individuo-telefonino. È inconfutabile il fatto che molte vite sono state salvate da quella rapidità di comunicazione che questi apparecchi ci offrono. Riflettere sulle opportunità e i limiti dell’utilizzo di telefonini ci consentirebbe di progredire verso un futuro in cui tra uomo e telefono non si è instaurato un rapporto tra pari, ma a ribadire il necessario ruolo di questi dispositivi, quindi il tornare a essere dispositivi, oggetti di cui possiamo disporre quando e come desideriamo, non quando essi stessi desirano.

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