Pfas: la legge è inadeguata, serve trasparenza e principio di precauzione.
- Mattia Stella
- 7 ott
- Tempo di lettura: 2 min
In riferimento all’articolo apparso sui media locali, in cui Ulss 7 Pedemontana e Arpav rassicurano i cittadini della zona sud di Bassano sostenendo che “l’acqua è sicura” perché “tutte le verifiche non hanno rilevato anomalie” e i valori riscontrati sono “nei limiti di legge”, ritengo necessario precisare alcuni punti fondamentali:
Il problema non è se siamo o meno nei limiti — dichiara Renzo Masolo — il problema è che la legge attuale non tutela davvero la salute.
La stessa Unione Europea e l’Agenzia Europea per l’Ambiente hanno già dichiarato inadeguati e obsoleti i limiti fissati dalla legge del 2000, recepiti in Italia con il Decreto Legislativo 18/2023, poi modificato a giugno 2025.
Sono soglie che non garantiscono la tutela della salute umana, come confermano numerosi studi epidemiologici.
In particolare, questi i tre principali aspetti di cui tener conto:
1. Nei limiti non significa sicuri.
Dire “siamo nei limiti” non equivale a dire che l’acqua è priva di rischi: significa soltanto che rispetta una soglia che la stessa Europa considera ormai superata.
2. Manca trasparenza.
Sul sito di Etra non risultano pubblicati i dati aggiornati al 2025.
Questo è grave: i cittadini hanno diritto a un’informazione completa, aggiornata e verificabile, non a rassicurazioni generiche.
3. Da dove arriva quella contaminazione?
È la domanda che resta senza risposta. Da dove arrivano le sostanze che si riscontrano nell’acqua?
Per il principio di precauzione, sancito dalla normativa europea, Ulss ed enti gestori hanno l’obbligo di chiarire l’origine della contaminazione, bloccarla alla fonte e adottare barriere e filtri adeguati.
Oggi la priorità non è difendere limiti di legge inadeguati — conclude Renzo Masolo — ma difendere la salute delle persone e dei territori.
Questo significa pretendere trasparenza, indagini indipendenti e misure preventive concrete, non semplici rassicurazioni.





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